“L’OLIO SULLE FERITE – 2016
INTRODUZIONE
«Tutta la vita della famiglia è un “pascolo” misericordioso. Ognuno, con cura, dipinge e scrive nella vita
dell’altro: «La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori […] non con inchiostro, ma con lo Spirito
del Dio vivente» (2 Cor 3,2-3). Ognuno è un «pescatore di uomini» (Lc 5,10) che nel nome di Gesù getta le
reti (cfr Lc 5,5) verso gli altri, o un contadino che lavora in quella terra fresca che sono i suoi cari,
stimolando il meglio di loro». (AL 322)
MOMENTO DI PREGHIERA
Dal Vangelo secondo Matteo (1,18-21)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero
a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e
non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è
generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Giuseppe, uomo giusto. Giusto perché non si dà pace, è innamorato, continua a pensare a lei, a sognarla di
notte. Un conflitto emotivo e spirituale: da un lato l’osservanza della legge (l’obbligo di denunciare Maria) e
dall’altro il suo amore. Ma basta che la corazza della legge venga appena scalfita dall’amore, che lo Spirito
irrompe e agisce. Mentre stava considerando queste cose ecco che in sogno un angelo, che poi è Dio stesso,
gli parla… Giuseppe, mani indurite dal lavoro e cuore intenerito e ferito, ci ricorda che l’uomo giusto ha gli
stessi sogni di Dio.
Giuseppe, l’uomo dei sogni, non parla mai nei Vangeli, ma sa ascoltare il proprio profondo, i sogni che lo
abitano.
Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, si è sentito dire dall’angelo. Non temere, non avere paura,
sono le prime parole con cui nella Bibbia Dio apre il dialogo con gli uomini: la paura è il contrario della
fede, della paternità, della maternità, del futuro, della libertà. Perché Dio non fa paura; se hai paura, non è da
Dio.
Giuseppe prende con sé la madre e il bambino, preferisce l’amore per Maria, e per Dio, al suo amor proprio.
La sua grandezza è amare qualcuno più di se stesso, il primato dell’amore. Per amore di Maria, scava spazio
nel suo cuore e accoglie quel bambino non suo. E diventa vero padre di Gesù, anche se non è il genitore.
Generare un figlio è facile, ma essergli padre e madre, amarlo, farlo crescere, farlo felice, insegnargli il
mestiere di uomo, è tutta un’altra avventura. Padri e madri si diventa nel corso di tutta la vita.
(Ermes Ronchi).
SALMO 15
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?
Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia;
presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
FAMIGLIE ALLARGATE … IL RUOLO DEL TERZO
Con la separazione spesso la famiglia sembra spezzarsi, ma di certo non finisce di esistere, e anche nella
eventuale ricostruzione di un nuovo nucleo continuano i legami di sangue. Ma ciò che rischia di modificarsi
profondamente è il ruolo genitoriale fino al punto, talvolta, per uno dei due genitori, di dissolversi.
Casa può succedere?
I GENITORI ALLA PRESENZA DEL “TERZO”
Nel periodo immediatamente successivo alla separazione, quando cioè un genitore è solo, e deve “stringere
la cinghia” si verifica abbastanza di frequente un’incuria inconsapevole verso i figli perché le attenzioni
dell’adulto sono rivolte altrove.
Mi spiego: è il tempo del dolore, il tempo in cui tra l’altro spesso si devono fare i conti con la nuova unione
dell’ex partner e con tutti i sentimenti di profonda impotenza e senso di nullità di sé e della relazione
coniugale che l’esistenza del “terzo” continuamente ci pone. E’ il momento in cui strenuamente ci si
accanisce sul piano della genitorialità rivendicando quel ruolo di madre o padre spesso perché non si può più
toccare il tasto della coniugalità che qualcun altro ha usurpato.
Rivendicazione che agisce proprio mentre le energie sono tutte assorte nel dolore e nella rabbia e chiedere
aiuto all’altro genitore sembra impossibile, altro da cui ci si sente di essere stati sostituiti.
Osservo che inizialmente la separazione è più un fatto legale o di cessazione di coabitazione, ma dentro
lascia ancora vivo quello schizofrenico altalenarsi tra sentimenti di profondo dolore, rabbia, impotenza e
desiderio, spesso recondito e soffocato, di vivere un brutto sogno, una storia di altri, desiderio che non sia
vero né possibile che l’altro ami qualcuno diverso da sé.
Spesso nascono atteggiamenti molto contrastanti, e si può variare dalla totale chiusura della relazione, con
conflitti a volte anche furiosi e violenti, ad atteggiamenti in cui, nella speranza della ripresa della relazione,
si tengono completamente aperte tutte le porte all’altro nella paura di poter essere accusati che la poca
disponibilità possa essere stata la causa del tradimento, generando una forte confusione nei figli e un
desiderio di ripararsi con la fuga nell’ex coniuge.
Perché di questo spesso si tratta, lo dobbiamo chiamare col suo nome, è il tradimento di un progetto di vita,
di un patto forte, che si pensava durasse per sempre.
Ma quel patto si rompe in quel momento o siamo solo di fronte all’epilogo naturale di una storia in cui si
sono alzati muri e non si sono nutriti i legami?
Difficile pensare che se ci si fa compagnia in fondo all’anima, possa esistere spazio in quella intimità
profonda perché qualcun altro possa entrare, ma spesso l’impegno nell’organizzazione familiare, il lavoro,
l’accudimento stesso dei figli, la ricerca del guadagno, distolgono lo sguardo dall’altro e ognuno nella
propria solitudine è molto più incline a subire il fascino di chi può rappresentare la promessa di una relazione
amorosa più intensa. E’ difficile però prendere atto di questo, implica una profonda analisi e messa in
discussione di se stessi e della storia comune. Difficile farlo da soli, più facile spesso è prendersela con
qualcun altro, con quel “terzo” che rappresenta l’unica causa della fine della relazione coniugale, di sicuro
quella socialmente più condivisa. E su questa grande fatica i percorsi di sostegno psicologico individuale
possono dare invece molto aiuto.
E allora spesso si sposta sui figli quella grave disperazione e involontariamente si cerca l’alleanza “contro”,
dimenticando che per far fuori il “terzo” spesso si deve far fuori anche l’altro genitore. Questo quando non
sia addirittura l’altro genitore a mettere se stesso all’angolo nella relazione coi figli, magari perché il senso di
colpa lo attanaglia, o perché ingaggiato nella guerra tra nuovo/a compagno/a ed ex coniuge ha perso
l’orientamento e non sa più quale sia il suo posto. Abdica allora il suo indispensabile e insostituibile ruolo
genitoriale e i figli diventano “orfani di genitori viventi” (S.Giovanni Paolo).
Purtroppo tutto il sospeso coniugale si sposta nella guerra per la supremazia genitoriale fino a quando non è
stata pienamente elaborata la separazione, e spesso, anziché mantenere vivo per i figli il valore e la
conservazione dell’ORIGINE, si compromette la loro felicità negando nei fatti l’unica indissolubilità del
legame di coppia che è data dalla genitorialità. In qualche modo spesso si fa pagare all’altro il tradimento
subito rendendogli difficile la relazione coi figli o ponendo grossi ostacoli nella relazione tra i figli e il nuovo
partner dell’altro genitore.
E I FIGLI?
Il rischio per i figli è di rimanere nel guado con l’interrogativo sempre aperto di tradire anche loro un
genitore se vanno dall’altro e con la preoccupazione nel cuore di come starà il genitore che se n’è andato di
casa. Si convincono piano piano di essere stati loro in realtà ad essere stati traditi e che l’amore del genitore è
stato tutto ormai diretto verso la terza persona e i suoi eventuali figli.
Quindi a loro viene richiesto di spezzare la propria storia familiare e di scegliere a quale famiglia
appartenere, ma si può compiere questa scelta senza subire una profonda lacerazione difficilmente
rimarginabile? E se intanto il genitore ha addirittura altri figli, come può ricollocarsi per il figlio
quell’appartenenza che gli è stata negata ad un genitore con cui non ha potuto condividere una quotidianità e
con cui ha perso confidenza?
E neanche pare una soluzione buona per i figli incontrare il genitore che ha ricostituito famiglia da solo,
quando la sua vita di ogni giorno si è arricchita di una relazione stabile, costruendo un rapporto in ambienti
artificiosi o in attesa di incontrarsi per fare esperienze sempre nuove e sensazionali. La fantasia e
l’immaginazione su come potrà essere la vita del genitore nella nuova famiglia, fantasia non confrontata con
la realtà, non aiuterà certo a costruire una relazione carica di fiducia, stima, intimità, confidenza, accoglienza,
reciprocità da cui è costituito un legame genitoriale. Il genitore rischia di diventare, al massimo, un amicone.
E come tale ogni volta deve divertire e stupire.
E IL TERZO?
Il nuovo partner vive sentimenti di solitudine e difficoltà sentendosi talora emarginato da rapporti affettivi
cui non gli è consentito entrare e geloso di una storia di cui non si può e non si deve parlare, appartenente al
suo attuale partner e a qualcuno che oltretutto in passato lo stesso partner ha fortemente amato.
Il desiderio di dimostrare di meritare la fiducia del compagno/a può trasformarsi in debordante invasione di
spazi che non gli appartengono o in una pressante ricerca di voler piacere a tutti i costi ai figli del compagno
assumendo atteggiamenti poco naturali e falsando di conseguenza la relazione con loro.
Non integrato nella relazione genitoriale, sebbene consapevole di non essere né padre né madre di quei figli,
difficilmente accetta di avere solo una funzione di accudimento marginale e si pone in alternativa, ahimè, ai
figli.
CHE FARE?
La cosa più affettuosa che un genitore possa fare per i figli è permettere di aprire il loro cuore e la loro vita
anche al nuovo partner dell’altro genitore.
L’esperienza ci dice che nel tempo i rapporti tra loro continuano a svilupparsi e a cambiare, spesso in meglio.
La confusione, i conflitti di lealtà e le delusioni provate dai figli sono mitigati dal tempo. E’ presupposto
indispensabile però che la precedente separazione sia consapevolmente elaborata e che tutti i membri del
nucleo ricostituito si pongano nella condizione di “essere in relazione tra loro”, ponendosi in posizione di
ascolto reciproco: per stimolare la fiducia e la stima vanno potenziati i valori di accoglienza e rispetto.
La prospettiva educativa nella quale tutti dovrebbero porsi è che nelle famiglie ricomposte i figli sono stati
generati da qualcun altro che ha già prima concepito progetti per loro e fornito i primi insegnamenti e che i
legami genitori-figli sono precedenti alla formazione della nuova coppia. Pertanto la costruzione della
relazione educativa dentro la famiglia allargata richiede molta dedizione, flessibilità e disponibilità e rispetto
dei tempi di tutti, soprattutto dei figli. E’ importante non avere fretta, il nuovo partner va inserito nella
relazione col figlio un po’ alla volta, quando superato lo stadio della crisi di adattamento alla separazione e
all’accettazione della ricomposizione familiare, si passa allo stadio della stabilità e dell’impegno. In questi
stadi infatti compare il senso del “noi”, la possibilità di sentirsi di nuovo famiglia, la riattribuzione dei ruoli
ai genitori e ai nuovi partner. Si sono elaborati i sentimenti di perdita dei precedenti legami, si è accettata una
nuova famiglia allargata.
Esistono molti percorsi di aiuto a tale scopo, la Mediazione Familiare che aiuta a ricostruire un nuovo assetto
dei legami, i Gruppi di parola per i bambini che possono così liberamente parlare di come vivono questa
“terza persona” e i suoi figli coi quali devono convivere, i gruppi di sostegno nell’auto-aiuto, nelle situazioni
più ostiche le terapie familiari. E ovviamente primi fra tutti i percorsi che accompagnano al perdono e alla
ricostruzione personale nella Misericordia .
Possiamo infine dire che difficilmente il benessere proprio e quello dei figli esulano da come stanno le
proprie relazioni affettive e che la felicità è qualcosa che “ci sta” con la libertà con cui un figlio si sente di
poter amare, oltre ai propri genitori, tutti quegli adulti che di lui si possono occupare con trasparenza e verità
in un clima che permetta loro di amarli. Mi piace parlare del Terzo come di uno zio affettuoso, un nonno, un
genitore affidatario. Tenendo fede al fatto che papà e mamma sono insostituibili, possiamo pensare che nella
famiglia ricostituita dove magari entrambi i genitori hanno nuovi partner, ad occuparsi dei figli debba essere
una squadra genitoriale che, come tale, deve proprio essere messa nelle condizioni di condividere regole e
patti di alleanza.
In conclusione mi pare che l’esperienza dei muri da abbattere appartenga a tutti gli ambiti di vita, ma è
importante trasformare il muro in LINGUAGGIO (nominando le nostre fatiche, paure e pregiudizi)
attraverso cui si traduce il muro stesso e si costruiscono vicinanza o lontananza. Va cercato un METODO
COLLABORATIVO prima di tutto tra i genitori che si traduca in un linguaggio che permetta di parlare di…,
parlare a…, parlare con…
Concludo riguardando l’immagine di apertura della giornata e valorizzando la famiglia anche ricomposta
come luogo che progetta vivendo e luogo nel quale viene dipinto un quadro, come questo, con luci, ombre,
colori, sfumature ma dove il focus e ciò che illumina l’immagine è la luce emanata dal bambino.
I figli devono essere il faro del quadro della vita delle famiglie ricomposte.
LAVORO IN GRUPPO
Dopo aver vissuto il momento di preghiera e ascoltato l’approfondimento proposto dalla dott.ssa Colosi,
chiediamoci:
Come vivo il fatto che il mio\a ex partner abbia una nuova relazione? Ho accettato e superato la
nuova situazione? E io, ho una nuova relazione?
E, per quanto riguarda i figli, ho favorito un percorso di integrazione di tale figura nella loro vita? Li
ho aiutati ad accettare e a costruire un rapporto positivo con il “terzo”?
CANTO FINALE
https://www.youtube.com/watch?v=yBC1CTaTv_M
Tempo di ricominciare
Padre nostro siamo qui nella nostra povertà davanti a te
Tu che di ogni cuore sai storie, luci, lacrime e verità
dacci il tuo perdono che ci risana l’anima con la tua pace.
Padre nostro tu che puoi tutti i nostri debiti prendili tu
il ritorno che non c’è, la ferita, il torto che brucia di più
il perdono che ci dai ce lo offriamo tra di noi e lo chiediamo.
Oggi è tempo di ricominciare, tempo di perdono nella verità
per comporre in terra un firmamento, stelle sopra il fango
d’ogni povertà e l’unità.
Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Padre Nostro aiutaci a perdonarci, non per dimenticanza, debolezza o indifferenza non perché quello che è
grave è senza importanza
o perché è bene quel che è male
ma col coraggio estremo e la libertà di accogliere l’altro così come è nonostante il male che ci ha fatto
come tu accogli ciascuno nonostante i suoi difetti.
Oggi è tempo di ricominciare, tempo di perdono nella verità
per comporre in terra un firmamento, stelle sopra il fango
d’ogni povertà e l’unità.
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.
Padre Nostro donaci occhi nuovi e cuore di madre verso l’altro
e una misericordia che sempre copre, dà fiducia, crede, spera
dacci la grazia di un’amnistia completa nel cuore
di un perdono reciproco universale
perché apriamo a chi ci ha fatto torto la possibilità di ricominciare
e un avvenire in cui il male non abbia l’ultima parola.
Oggi è tempo di ricominciare, tempo di perdono nella verità
per comporre in terra un firmamento, stelle sopra il fango
d’ogni povertà e l’unità.
Vieni dolce Spirito scendi col tuo balsamo tu che lo puoi
dove il cuore sanguina quando grida l’anima dentro di noi
soffia via la cenere dacci il tuo respiro di misericordia.
Vieni Santo Spirito rialzaci e rivestici di novità
fai di noi il tuo lievito che nel mondo semina fraternità
Scendi fuoco limpido scendi fiume carico di primavera.
Oggi è tempo di ricominciare, tempo di perdono nella verità
per comporre in terra un firmamento,
stelle sopra il fango d’ogni povertà.
Firmamento stelle sopra il fango, stelle che nel buio brillano di più
firmamento dal respiro immenso, cieli sulla terra qui fra noi sei tu.
Oggi è tempo …firmamento …e l’unità!
PER CONTINUARE IL CAMMINO…
[…] Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale
sviluppo della propria capacità di amare. […]Contemplare la pienezza che non abbiamo ancora raggiunto ci
permette anche di relativizzare il cammino storico che stiamo facendo come famiglie, per smettere di
pretendere dalle relazioni interpersonali una perfezione, una purezza di intenzioni e una coerenza che
potremo trovare solo nel Regno definitivo. Inoltre ci impedisce di giudicare con durezza coloro che vivono in
condizioni di grande fragilità. Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi
stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie,
continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa
dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata
promessa. (AL 325)